La cascina Battivacco

A cura della Fondazione Milano Policroma
Testo di Riccardo Tammaro

A pochi passi dall'espansione edilizia a sud di piazza Miani, nei pressi della via don Primo Mazzolari, nel quartiere detto Barona si trova un angolo rurale dove ancora viene svolta questa attività.
Si tratta di un possedimento che comprende due cascine: la Colomberotto e la Battivacco. Della prima, che un tempo ospitava un ristorante ed oggi è soggetta a lavori di ristrutturazione, subito colpisce il pilastro finemente scolpito che si trova sull'angolo della via Bardolino con una strada di campagna usata dai trattori.
Della seconda parleremo invece più diffusamente qui nel seguito, vuoi perchè essa è tuttora attiva sia dal punto di vista rurale che da quello culturale, vuoi perchè ha un'origine molto antica anche se non completamente documentata.

La cascina Battivacco si trova infatti al civico numero 111 di via Barona (sul quale toponimo torneremo tra breve) e tracce certe ci fanno risalire al tredicesimo secolo, quando era sede di un monastero femminile di Sant'Eusebio, che dipendeva dalla Pieve di Cesano Boscone; il monastero fu poi chiuso nel sedicesimo secolo.
Ancora prima, intorno all'anno mille, si tramanda che questa fosse zona di eremitaggio, essendo assai boschiva ed isolata, e che vi venissero gli eremitani di San Marco; questo spiegherebbe le tre cascine poco discoste: San Marco, San Marchetto e San Marcaccio.
Un'altra tradizione, invece, fa risalire il toponimo Battivacco ad una stazione di posta che si trovava su una strada che conduceva a Milano, ma di questo non vi sono prove certe.
Ciò che è certo però è che la presenza di questo insediamento testimonia, in città, la tradizione rurale presente nella zona della Barona, territorio storicamente ad alta vocazione agricola e ben definito da due storici e importanti corsi d’acqua, il Naviglio Grande e il Naviglio Pavese, da cui si ricavava, sino a pochi anni fa, una fitta rete di canali per l’irrigazione e ove confluivano numerose rogge e corsi d’acqua che rendevano molto fertile il terreno.
Nella stessa zona, poco discosto, poi, si hanno tracce di un insediamento ancora più antico: nel 1887 infatti in un campo presso la scomparsa Cascina Ranza, sita poco a nord-est dell'area in questione, furono rinvenute armi, forse di una tribù di liguri, dell'età del bronzo, risalenti quindi ad oltre 3000 anni fa.
Rispetto alla Milano Romana infine, la Barona era situata nel cosiddetto “pomerio” che corrispondeva al territorio esterno alle mura della città (cioè “post muras”), e che in seguito prese il nome di “Comune dei Corpi Santi”; l'area in questione viene infatti indicata già nell'anno 973 come “vicus baroni”, letteralmente “paese del barone”; ma forse il toponimo deriva, più probabilmente, dalla cascina Barona, attiva fin dall'antichità.

Tornando ora alla cascina Battivacco, l'indirizzo esatto della cascina è via Barona 111, ed in realtà essa rappresenta il termine della via, in quanto da questa, all'incrocio con l'ingresso della cascina, si diparte la via Bardolino, proprio dove sorge la cascina Colomberotto di cui abbiamo detto all'inizio; ci troviamo al confine settentrionale del Parco Agricolo Sud Milano, di cui all'interno della Cascina si trova un punto informazioni.
Avvicinandosi tramite la strada di accesso si intuisce dalla pianta della cascina che essa ha subito, dal quattrocento in poi, alcuni rimaneggiamenti, che però non le tolgono un certo fascino rustico e al tempo stesso accogliente. Superato il cancello, infatti, un'ampia aia, fornita di panchine ed abbellita da fioriere, si offre alla vista del visitatore; sulla destra, un portico parzialmente chiuso viene talora adibito a sala da pranzo, in occasione delle feste in cascina, mentre sul fondo si nota una graziosa palazzina, alla cui sinistra, sopra il porticato, si trova un piccolo campaniletto a vela.
Il lato sinistro è occupato dagli attrezzi, necessari per l'attività rurale, nmentre sulla destra, oltre a due alti silos, si trovano le stalle da cui occhieggiano i bovini.
Attualmente la cascina Battivacco inoltre è attiva nella produzione di cereali (in particolare riso) e vi si praticano l'allevamento di animali di bassa corte e l'orticoltura a scopo didattico.

La cascina può essere raggiunta con la metropolitana verde (M2) che ad esempio si può prendere alla stazione di Cadorna, cui si può giungere da Duomo prendendo la linea M1 (rossa ), scendendo alla stazione di Romolo, da cui tramite l'autobus 76 si arriva a cento metri dall'ingresso.